Val di Lima è un antico borgo, posto in amena posizione nella valle del torrente Lima, già probabile insediamento ligure, un tempo capoluogo della Montagna pistoiese, fu quasi completamente raso al suolo da una terribile frana nel 1814. Le testimonianze principali del suo insigne passato (il Palazzo Pretorio, la Pieve e l’Ospedale dei Pellegrini) sono così state completamente cancellate.
Non si conoscono notizie
documentarie su questo piccolo Oratorio che, senza dubbio, originariamente
dipendeva dal Piviere di Lizzano. La struttura in pianta è assai semplice: si
tratta di un unico vano ad aula con copertura lignea a travicelli. Sul lato
destro rispetto al portalino di facciata si addossa un campaniletto a sezione
quadrangolare, con cella campanaria a bifora su ogni lato e tetto a bassa
cuspide, di tegole. Sul fronte si apre un portatino di arenaria con architrave
datato 1334 e lunetta a tutto sesto sovrapposta, dentro la quale è murata un frammento
scultorio attribuibile al sec. XV. Il portale è sormontato da una lapide di
arenaria scarsamente leggibile, i cui caratteri, tuttavia, sono trecenteschi. Probabilmente
l’impianto originario risale all’anno inciso sull’architrave: 1334, e successivamente,
adattamenti e forse ampliamenti furono operati sulla primitiva struttura
durante i sec. XV-XVII. Tutto l’edificio è stato restaurato di recente (dal
Repertorio dei Beni Culturali delle Provincie di Firenze e Pistoia).
Interessante l’analisi dei
simboli scolpiti presenti nell’architrave, la cui lettura va fatta da destra a
sinistra; in esso è racchiuso nelle otto formelle, un messaggio esoterico ed
essoterico che cercherò di decifrare. Il rettangolo a destra inizia con una
iscrizione in caratteri trecenteschi, forse il nome del magister è racchiuso in
esso, però risulta soltanto leggibile la data 1334, in caratteri romani, il resto dell’iscrizione è consunta, illeggibile.
Il numero otto: è il
giorno della resurrezione del Signore, nel titolo del Salmo: ”Alla fine
sull’ottava”(Sal.6,1). Questo numero nell’alfabeto primitivo fenicio
rappresenta lo Hhet, e deriva da due quadrati sovrapposti, che, semplificata si
è trasformata nella nostra H. Il numero otto è anche il cubo di due, che nella
sua moltiplicazione attraverso l’Octoade, si arriva all’unità superiore nel
dominio delle tre dimensioni, in questo modo l’otto diventa il numero della
coesione costruttiva, la solidità della Grande Opera. Nell’Octoade di Pitagora
e nella gnosi è simbolo di equilibrio e di giustizia, la perfezione vivente
nella luce e nello spirito, l’immagine della perfezione dell’Eterno. Per gli
antichi padri del cristianesimo indica gli aspetti del battesimo ed è
legato con il mistero dell’octoade (vita eterna), infatti, Gesù Cristo
risuscita da morte nel giorno di Elios, l’ottavo giorno, che divenne per i
Cristiani paragonabile al primo giorno della creazione del mondo. Altresì
rappresenta il luogo di passaggio o di transizione che porta a una
rigenerazione profonda dell’anima.
Elemento a zig zag: simbolo
dell’acqua, le linee a zig zag raffigurate rappresentano l’increspatura
dell’acqua superficiale; è uno dei quattro elementi insieme alla terra,
all’aria e al fuoco, essenziale per la vita dell’uomo. Esso è simbolo di vita,
segno di rigenerazione di purificazione. La tradizione liturgica e sacramentale
attribuisce grande importanza all’acqua, specialmente nel rito del battesimo,
considerato una nuova nascita: il battezzato è lavato con l’acqua dello Spirito
Santo in vista di una vita nuova. Nella nostra sequenza simbolica la sua
funzione è chiara: per accedere alla conoscenza e agli stadi successivi bisogna
rigenerarsi e purificarsi.
Foglia: E’ l’elemento
vegetale per eccellenza e fa riferimento all’albero della vita, quello che era
presente nel giardino dell’Eden e quello utilizzato per costruire la croce del
Golgota richiama anche il paradiso terrestre con il suo albero della
Conoscenza, riservato a Jahvè, il quale fu causa dell’origine del peccato
originale e determinò la cacciata di Adamo ed Eva, infatti, quando si accorsero
di essere nudi, la Bibbia precisa:” intrecciarono delle foglie e se ne
fecero delle cinture, (Gn 3,7). La foglia è una parola della dottrina: nel
Salmo (1,3) “E la sua foglia non cade a terra, è la veste e l’ornamento
con cui la grazia divina, dona protezione.
Croce di Malta puntata: rappresenta
l’insegna del primo ordine religioso e militare generato dalle Crociate. Verso
la metà dell’XI secolo, alcuni cristiani avevano aperto a Gerusalemme, sotto il
patronato di Giovanni Battista, un ospitale, da lì nacque, nel 1113, l’ordine
degli ospitalieri di S.Giovanni di Gerusalemme. Quando i Crociati furono
scacciati da Gerusalemme e dalla Terrasanta, i cavalieri di S.Giovanni si
rifugiarono a San Giovanni d’Acri e poi a Rodi. In seguito furono cacciati
anche da questi luoghi e ricevettero da Carlo V, l’isola di Malta e da allora
si chiamarono “Cavalieri di Malta”. La punta della Croce di Malta che si
protende verso il basso in direzione della terra, rappresenta il Dio fatto
uomo, ma altresì riporta al chiodo della Crocifissione, oppure alla Lancia di
Longino.
Fiore della vita nel
cerchio: questo simbolo è presente in tutte le sequenze e detiene
certamente particolari significati cosmologici, originariamente legati ai culti
pagani che in seguito nel medioevo si fonderanno a quelli cristiani. Per quanto
riguarda il fiore della vita in questione, esso è legato al tema delle
“porte celesti” solstiziali, e per questo motivo questo simbolo
sovente appare vicino a porte e finestre che diventano quindi, a loro volta,
identificate simbolicamente come “porte del cielo”.
Il simbolismo del fiore è
naturalmente legato al numero sei, la sesta ora, mezzogiorno, il
sesto giorno della creazione, il sesto mese, Giugno, mese solstiziale.
In termini cristiani questo
simbolo ha poi valenze vicine a quelli del “Chrisma” a sei braccia,
che è anch’esso un antico simbolo solare poi cristianizzato, in termini
medievali, ha sovente relazioni con il Cristo “Sole di Giustizia”
nelle sue varie correlazioni. Analizzando il simbolo nel suo significato
criptico, esso rappresenta, il sigillo di Salomone o esagramma, uno degli
emblemi più rilevanti del popolo ebraico. Il triangolo con la punta in alto
simboleggia il fuoco, il principio maschile, sovrapposto a un altro, con la
punta in basso, simile a un vaso, la ricettività del principio femminile,
inoltre tale rappresentazione racchiude i quattro elementi
terra-aria-acqua-fuoco, l’armonia della creazione, questa è la stella
dell’androginia, l’unione degli opposti. Altresì rappresenta le sei fasi di
Venere, la stella del mattino, la luce dell’alba ed è associato alla
conoscenza, infatti nello gnosticismo, Lucifero era il portatore della
Sophia (sapienza). Una caratteristica dei vari fiori della vita presenti nella
sequenza è di essere nel cerchio, oppure di non toccare il cerchio, il
simbolismo racchiuso rappresenta il macrocosmo e il microcosmo.
Albero stilizzato: questo
rappresenta l’albero primordiale che mette in comunicazione i tre livelli del
cosmo: quello sotterraneo per le radici che scavano le profondità in cui
affondano, la superficie, con il tronco e i suoi rami, i quali riuniscono tutti
gli elementi: terra, aria, acqua, fuoco. La caratteristica essenziale
dell’albero che affonda le radici nel suolo e i suoi rami che si
protendono verso il cielo è di essere sinonimo di asse del mondo e allo stesso
tempo albero della vita, la cui linfa è la rugiada celeste. Però l’albero
rappresentato nell’architrave, non s’immerge nel nostro mondo e sale fino al
cielo ma bensì affonda negli inferi e raggiunge gli immensi celesti
diventando una via di comunicazione preferenziale che lega tutti i simboli
dell’architrave, in un cammino che porta l’iniziato alla via dell’albero
Cosmico, proiezione stesso dell’assoluto.
Ruota: la ruota della vita
rappresenta il tempo e la sua valenza ciclica data dal ritorno regolare delle
stagioni, in esso s’identifica l’equilibrio e l’armonia dell’azione del sole,
infatti il percorso del sole era indicato dalle quattro direzioni individuate
dai due solstizi e dai due equinozi. Nel solstizio d’estate il sole è al suo
zenit e nel solstizio d’inverno è al suo apogeo; nei due punti intermedi si
hanno gli equinozi. La tradizione cristiana porta questa concezione con
un senso evolutivo: il cammino salvifico che va dalle origini alla fine dei
tempi, passando per l’avvento del Figlio di Dio.
Porta: E’ il punto di
passaggio per eccellenza oltre il quale l’uomo spera di conoscere l’intimità
con l’Altissimo. I primi uomini persero attraverso la loro disobbedienza,
questa intimità, per la loro disgrazia dovettero varcare la porta del giardino
dell’Eden scacciati dal gladio folgorante. Evoca spesso la rinnovata apertura
della porta del Cielo, attraverso la quale Dio manifesta la sua benevolenza o
la sua ira (Gn. 18,17-Sal. 77, 29, 117).
Triplice cinta: misura, nel
quadrato più esterno, 15 x 15 cm, interno 4 x 4 cm. rappresenta i tre
gradi di iniziazione, i tre cortili del Tempio di Salomone (Re 7,12) le quattro
linee disposte a forma di croce indicano i canali di comunicazione dall’alto al
basso della dottrina. Questo simbolo fu adottato anche dai
Cavalieri Templari, che lo usavano per contrassegnare dei luoghi con
particolare energia tellurica. La loro presenza è documentata nel paese vicino
di Cutigliano (PT).
Questa disamina
dell’architrave ci ha portato ha capire che i
simboli sacri sono segni sensibili, dei misteri intellegibili, mostrano
la strada e conducono verso di loro, essi sono faro che con la loro luce,
portano a una conoscenza sottile, infatti il Salmo 32 cita:”Io ti renderò
intelligente mi ha detto l’Eterno e ti insegnerò la strada sulla quale devi
camminare”. Buon cammino.